Mario Conte
per Paolo Borsellino

Caro Paolo,
sono ormai 29 lunghissimi anni che la vita delle persone oneste ha due appuntamenti fissi, ovverosia il 23 maggio ed il 19 luglio, due tappe del dolore, che ci ricordano, inesorabilmente, gli eventi che hanno segnato con maggiore forza e crudeltà la nostra esistenza.
Come tutti, ricordo, come fosse ieri, quel maledetto 19 luglio 1992.
Cercavamo con enorme fatica di dare un perché alla tragica e drammatica fine di Giovanni Falcone, quando il destino decise che il nostro dolore doveva raggiungere livelli quasi insopportabili, strappandoci anche Te, che eri diventato il nostro ultimo appiglio per sperare in un cambiamento di questa terra.
Ricordo perfettamente quel tuono fragoroso in un pomeriggio caldo ed afoso, le notizie frammentarie che arrivavano al Giornale, dove collaboravo, poi la voce rotta dal pianto di un mio collega che annunciava la drammatica notizia.
Avevi raggiunto il tuo amico fraterno tra le braccia del Padre, lasciandoci in una situazione di totale incredulità e sgomento che soltanto il povero Antonino Caponnetto ebbe il coraggio di ammettere pubblicamente.
Ci manchi Paolo, quasi come l’aria che respiriamo.
Ci mancano figure di Giudici con la G maiuscola, che riescono a lavorare in silenzio, garanti del rispetto delle regole, per tutti, ma anche di Uomini con la U maiuscola, che cercano di fare sentire la loro voce, nelle sedi opportune e nell’interesse della collettività, con il solo ed unico fine di perseguire il bene comune, senza cedere il passo ad interessi personali e, soprattutto, senza alcuna malafede.
Ci manca la tua ironia, di cui tutti parlano come un bene prezioso, che dispensavi senza parsimonia.
Ringrazio sempre il cielo di avere avuto la fortuna, nel corso della mia vita, di conoscere quasi tutti i componenti della tua meravigliosa famiglia, mirabile espressione della dignità del dolore, del senso dello Stato, del dovere e soprattutto dell’amore.
Come ogni anno cercherò di onorare questo 19 luglio, al pari di tutti gli altri giorni dell’anno, coltivando il Tuo ricordo, con queste brevi righe, che vengono dal profondo del mio animo.
RingraziandoTi, come faccio il 23 maggio con il Tuo amico Giovanni Paparcuri, per averci donato uno splendido modello di Eroe semplice, un Uomo che fa il suo dovere sempre e ad ogni costo, consapevole di quelli che sono i rischi che corre, perché in questo sta la vera essenza dell’essere umano.
Mario Conte, magistrato